La nostra ora di libertà

Il corso arbitri che la Sezione A.I.A. di Milano ha appena portato a termine è da ritenersi assolutamente unico nel suo genere.

I corsisti non riceveranno la qualifica di Arbitro Effettivo, ma un attestato di partecipazione, non esordiranno in una gara di

giovanissimi provinciale, ma sapranno senza dubbio come “fischiare” in un torneo interno tra compagni di reparto.
Il corso non si è tenuto presso i locali sezionali ma tra le mura della 2° casa di Reclusione di Bollate - carcere sperimentale alle porte di Milano - e i 14 corsisti che vi hanno preso parte sono reclusi presso il 2° reparto di detenzione.
Sin dal primo ingresso, l’edificio mi ha sempre dato l’idea del reparto di pediatria di un ospedale: i muri colorati e l’atmosfera sono quelli di un velato ambiente sereno ma, così come i pazienti sono costretti a letto, così i detenuti sono costretti a guardare il mondo attraverso le sbarre.
Durante sei interessanti incontri abbiamo affrontato le tematiche regolamentari non tanto dal punto di vista teorico e nozionistico, ma soprattutto sotto l’aspetto pratico con l’utilizzo di video e test interattivi.
Quello che ci ha più sorpresi è stato trovare una platea ben preparata tecnicamente, attenta ai dettagli regolamentari e molto attiva nel porre domande sui casi più spinosi.
Durante la lezione dedicata al fuorigioco i corsisti hanno provato “l’ebrezza” di tenere una bandierina in mano e mettere alla prova le loro abilità da assistenti arbitrali con un video test. Al termine della lezione anche Stefano, che tra tutti era quello all’inizio più diffidente verso il mondo arbitrale, ha ammesso che quello dell’assistente è un mestiere davvero difficile e alla fine della lezione anche lui ha capito che nel dubbio “si sta giú”.
Il giorno dell’esame ognuno dei “candidati” era teso esattamente come i ragazzi che in sezione si apprestano a sostenere l’esame di idoneità alla qualifica di Arbitro Effettivo. Negli occhi si leggeva la voglia di dare il massimo, la voglia di cambiare per guadagnarsi soddisfazioni migliori dalla vita. Tutti si erano preparati nei giorni precedenti ripassando il regolamento del giuoco del calcio che avevamo consegnato loro qualche settimana prima. Alcuni lo hanno messo sul comodino e ne leggevano qualche pagina prima di andare a letto, ci dicono. Dagli ottimi risultati del quiz, abbiamo avuto il piacere di notare come tutti erano in grado di distinguere correttamente le decisioni tecniche da quelle disciplinari, dimostrando piena comprensione degli elementi che distinguono una chiara occasione da rete piuttosto che un grave fallo di gioco.

Mercoledì 6 Luglio gli altri docenti del corso Jacopo Ceccarelli e Omar Abou El Ella ed io ci siamo recati per l’ultima volta presso il carcere per la cerimonia di consegna degli attestati di partecipazione. All’evento hanno partecipato anche il prof. Giuseppe Terraneo, responsabile regionale del Settore Giovanile e Scolastico, la dott.ssa Quattrocchi, responsabile delle attività trattamentali del 2° reparto e Aurel Garonfalo, collaboratore della sezione A.I.A. di Milano.

Terraneo, a nome del Comitato Regionale Lombardia della L.N.D., ha regalato ai detenuti alcuni palloni da gara e alcune guide tecniche per giovani allenatori di calcio. Durante il suo intervento, ha fatto i complimenti ai corsisti e li ha invitati, una volta pienamente reintegrati nella società, ad avvicinarsi al mondo del calcio come giovani allenatori. La dott.ssa Quattrocchi si è detta piacevolmente sorpresa dell’interesse e della partecipazione che quest’anno il corso è riuscito a suscitare; ha quindi voluto fermamente sottolineare la valenza rieducativa e formativa del corso che si è appena concluso, complimentandosi con i detenuti per l’assiduo impegno dimostrato.

A nome della sezione A.I.A. di Milano, ci riteniamo davvero soddisfatti per essere riusciti a trasmettere l’interesse per la nostra passione anche in una realtà “fuori dal comune”. La fortuna di aver preso parte al progetto ci ha regalato una lezione di umanità che difficilmente dimenticheremo, come il saluto di Ivano, padre di quattro figli e forse il corsista più partecipe, che ci ha salutati senza riuscire a trattenere le lacrime.

Riccardo Fichera