Nel ricordo di chi ha fatto grande l'AIA Milano

 

"Solo chi non lascia eredità d'affetti,poca gioia ha dell'urna"

Così diceva nei suoi "Sepolcri"  Ugo Foscolo, e con questo spirito la nostra sezione si é stretta attorno ai suoi morti, che tanto affetto hanno destato in noi, venerdì 28 novembre nella maestosa basilica di Sant'Ambrogio.

 

La celebrazione di suffragio, presieduta da sua eccellenza l'abate monsignor De Scalzi, è stata una splendida opportunità di sedimentare ancor di più il nostro stare insieme e rilanciare il nostro spirito di arbitri. 

Durante l'omelia sua eccellenza ha sottolineato come il ruolo dell'arbitro sia tanto difficile quanto necessario e che deve essere mosso da un alto e forte senso di irremovibile giustizia. Ma questa irremovibilità nella vita di tutti i giorni deve essere accompagnata dalla misericordia, carisma tipico del Padreterno, che ci aiuta a vivere da fratelli senza giudicare ma facendo crescere il nostro prossimo.

Monsignor De Scalzi ha posto l'accento su una questione molto importante: fare l'arbitro aiuta a crescere come uomini nella vita quotidiana. Questo accade perché il fatto di dover decidere in campo, spesso in breve tempo, ci allena a decidere nella vita e quindi a viverla fino in fondo e non a farci vivere da essa o da eventi esterni. Infine con estremo piacere di tutti noi, l'abate ha deciso,  che almeno per un giorno, e Sant'Ambrogio di sicuro sarà felice, il patrono della nostra città é diventato anche il nostro patrono. Sant'Ambrogio viene rappresentato con il cespite (una piccola frusta) e le api; questi simboli stanno a rappresentare la fermezza con cui le decisioni vengono prese e l'educazione, la morigeratezza e la mansuetudine che devono caratterizzare ciascun giudice (Sant'Ambrogio prima di essere vescovo fu prefetto), e di conseguenza ogni arbitro.

Ricordare chi ci ha preceduto e pregare per loro ci serve a capire chi siamo stati ma soprattutto chi saremo.